La spiegazione dell’aumento dei decessi è presto detta: in un mare ormai privo di navi umanitarie e con i mezzi dell’operazione europea Sophia arretrati, chi si imbarca verso l’Europa rischia di morire molto più degli scorsi anni. Nel 2017, per esempio, il tasso di mortalità era di una persona su 42. Ora è più che raddoppiato, con oltre 1.600 persone morte o disperse in mare da inizio 2018 a fine agosto nel tentativo di raggiungere l’Europa.
“Questo rapporto conferma ancora una volta che quella del Mediterraneo è una delle traversate più mortali al mondo”, ha dichiarato il direttore dell’ufficio per l’Europa dell’Unhcr, Pascale Moreau. “La sfida non è più stabilire se l’Europa possa gestire i numeri, ma se possa trovare l’umanità per salvare queste vite“.
Dei dieci naufragi di cui si ha notizia sette sono avvenuti da giugno ad oggi, dunque nei mesi in cui la stretta del Governo ha lasciato sguarnita la rotta più battuta del Mediterraneo, quella dalla Libia alle nostre coste