Uno “spazio aperto e plurale per costruire un punto di vista critico sulla società e sul mondo”, che sia “fondato sulle competenze, le tecniche e le buone pratiche, il ben fare e il saper fare” oltre che “sulla lettura informata del presente” e “sull’utopia concreta di un mondo diverso”. E’ “Collettiva”, una nuova realtà promossa da dieci associazioni e organizzazioni: fra queste, c’è anche Redattore Sociale. Le altre nove sono Antigone, Else, Gli Asini, Lettera22, Lunaria, Rete della Conoscenza, Un Ponte Per…, ZaLab, Scuola Danilo Dolci.
Collettiva è un luogo comune di incontro, discussione, studio, documentazione e formazione. E’ – viene spiegato – “l’idea di una democrazia dell’apprendimento fondata sulla partecipazione consapevole dei cittadini alla costruzione del bene comune”. Collettiva organizza dibattiti, incontri pubblici, riflessioni su temi di attualità politica e culturale, in chiave sia nazionale sia internazionale, e inoltre corsi di formazione su temi di interesse generale, dalla politica all’economia, dal cinema e il teatro alle altre arti, dal terzo settore alla comunicazione, dal giornalismo all’intervento sociale. Con un fine: la ricostruzione di una cultura politica e sociale, capace di mettere in moto un’azione collettiva rivolta al cambiamento, alla trasformazione dell’ordine delle cose.
Direttore scientifico di Collettiva è Giulio Marcon, presidente dell’associazione Gli Asini, in passato segretario del Servizio civile internazionale, presidente del Consorzio italiano di solidarietà, e portavoce dell’Associazione per la pace e della campagna Sbilanciamoci! Coordinatore didattico di Collettiva è invece Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore freelance, direttore dell’associazione di giornalisti indipendenti Lettera22. Nel Comitato di indirizzo siedono fra gli altri anche la studiosa dei processi di globalizzazione Saskia Sassen, il direttore del Salone del Libro di Torino Nicola Lagioia, il presidente della Comunità di Capodarco don Vinicio Albanesi, esponenti del mondo del terzo settore come Loris De Filippi, Francesca Koch, Gianfranco Bettin.
“Negli ultimi anni – afferma Marcon – si è teorizzata l’inutilità dei corpi intermedi(associazioni, sindacati, ecc.) e si è praticata la cosiddetta “disintermediazione”: il rapporto diretto tra decisori (politici, imprenditori, ecc.) e individui estraniati dalle relazioni sociali ed economiche, dal vissuto e dalle identità collettive, dal gruppo sociale di appartenenza. Tutto risolto nel clic dei social, nella consultazione del sondaggio, nella comunicazione passiva dove al massimo si fa il tifo”. In questo contesto Marcon segnala che “riscoprire l’idea collettiva o di collettivo non è un tributo al ’68, di cui quest’anno celebriamo il cinquantenario: è un’esigenza fondamentale per ricostruire le fondamenta di una democrazia sempre più vuota e di una società che si sta sfilacciando. E naturalmente di ridare forma alle basi di un’azione collettiva”. “Tanti politici – è la visione proposta da Marcon – hanno dichiarato che “il noi viene prima dell’io”. Ma quel noi, per loro, è solo un plurale majestatis che camuffa l’incapacità di voltare la pagina di questi trent’anni”
Per le realtà di Collettiva dunque è necessario “tornare a studiare, a capire cosa succede intorno a noi – nella società, nell’economia e nella politica – senza accontentarsi della superficialità estemporanea di una comunicazione ridotta a consumo”. E’ – per usare sempre le parole di Marcon – un “imparare a saper fare insieme, consapevoli che nessun tecnicismo fine a sé stesso, senza una visione del mondo, un punto di vista critico sulla realtà ti porta lontano. Agire per cambiare, sapendo che lo si fa tutti insieme e non consolandosi con l’estetica del gesto individuale. Riscoprire l’idea collettiva e il collettivo è perciò fondamentale”.
Fra le prime attività in cantiere due eventi, uno dedicato all’elogio della mitezza (con Marco Damilano e Goffredo Fofi) e l’altro alla democrazia tra populismo e neoliberismo (con Colin Crouch e Roberta Carlini). Fra i corsi, un laboratorio di fotoreportage, un corso sul giornalismo e i nuovi modelli d’impresa, un terzo dedicato al racconto dei conflitti e un quarto che indica come “uscire dalla crisi con la finanza etica”.