Al ristorante si mangia, ma si spreca anche molto: adesso arriva “rimpiattino”, a cercare di combattere questa cattiva abitudine. All’estero si chiama “doggy bag” il contenitore nel quale il cliente può riporre i propri avanzi per portarli a casa. Un’abitudine ancora poco diffusa in Italia, ma che ora forse prenderà maggiormente piede, grazie all’iniziativa promossa da Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e Comieco (Consorzio nazionale per il recupero e riciclo di carta e cartone): innanzitutto un concorso, rivolto ai ristoratori, per dare un nome italiano alla “doggy bag”. Il vincitore è stato reso noto in conferenza stampa: è il ristorante Duke’s di Roma, che ha coniato appunto il neologismo “rimpiattino”.
“Rimpiattino è a nostro parere una scelta che sintetizza perfettamente lo spirito di questa iniziativa e l’impegno messo in campo dal mondo della ristorazione contro lo spreco alimentare – commenta il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani -. Non un vero e proprio neologismo ma un concetto che riporta alla cultura, tutta italiana, del ‘rimpiattare’, ovvero del saper rielaborare gli avanzi del giorno precedente perché il cibo non si spreca non solo per ragioni economiche ma per rispetto alla fatica ed al lavoro necessari per portarlo in tavola. Come immaginavamo i nostri ristoratori hanno saputo sorprenderci, mostrando inoltre, come testimoniano i nuovi dati dell’ufficio studi, una crescente sensibilità al tema dello spreco alimentare. Una sensibilità che da oggi, anche grazie alla promozione del rimpiattino, potrà diventare patrimonio comune”.
Ora infatti i “rimpiattini” in carta e cartone sbarcheranno nei primi 1.000 ristoranti in tutta Italia ma altri 30 mila esercizi sono pronti a partecipare all’iniziativa. Un progetto che si propone, attraverso il coinvolgimento diretto del mondo della ristorazione, di fare della doggy bag una pratica sempre più consolidata nella cultura italiana.
Secondo i nuovi dati della Fipe, diffusi in occasione della conferenza stampa, il 55% dei ristoratori rileva che spesso si spreca molto cibo nei loro esercizi perché i clienti non mangiano tutto quello che hanno ordinato; il 69% ha riferito che solo raramente i clienti chiedono di poter portare via gli alimenti non consumati: una reticenza che i ristoratori imputano soprattutto a imbarazzo (55%), scomodità (19,5%) o indifferenza (18,3%). Pochi però sono i ristoratori che incoraggiano questa buona prassi: in base alla stessa indagine di Fipe, il 43% di loro propone di sua iniziativa di portare via quello che non è stato consumato, ma il 34% che lo fa raramente e il 24% non lo fa mai. Tuttavia il 90% dei ristoranti è già attrezzato con comuni contenitori in alluminio per consentire ai clienti di portarsi via il cibo ordinato e non consumato. Infine, nonostante solo il 30% dei ristoratori conosca l’iniziativa promossa da Fipe e Comieco, ben il 92% si dichiara favorevole e il 66% è pronto ad aderire.
“La sensibilità nel mondo della ristorazione è cresciuta e con questa anche quella dei consumatori che, in modo proattivo, da una parte propongono e dall’altra chiedono sempre più con disinvoltura di portare a casa cibo o vino avanzati al ristorante – afferma Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. – Se poi si unisce il buono al bello, ancora meglio. Buon cibo e buon vino affidati a confezioni in cartoncino riciclabile e firmate da affermati designer e illustratori: non solo un’opportunità per poter contribuire alla lotta allo spreco alimentare ma anche oggetti ‘d’autore’ e riutilizzabili. Allargare l’adozione di questa buona pratica inizialmente diffusa nei ristoranti della zona Expo all’intero bacino nazionale di Fipe è un ulteriore passo avanti nella crescita di comportamenti responsabili e sostenibili: buone pratiche quotidiane come la raccolta differenziata e il riciclo di carta e cartone di cui Comieco è garante nazionale”.