C’è la storia di Anna (il nome è di fantasia), che, quando ha saputo di essere incinta, è stata buttata fuori casa dal marito e ha dovuto tornare a farsi ospitare dai suoi genitori, anziani e malati.
C’è la storia di Fatima, sposata, due figli, un marito disoccupato, che quando ha detto alla persona da cui lavorava come badante che aspettava un bambino, è stata licenziata.
E poi c’è Lisa (sono tutti nomi di fantasia), minorenne, incinta di un ragazzo che si droga e spaccia, che non vuole lasciare perché pensa di poterlo riportare “sulla retta via”.
Sono più di cento le donne – in gravidanza, o con bambini piccoli – seguite dal Centro di Aiuto alla Vita di Vercelli, che ha sede in via Monte di Pietà 65.
Tutte con una storia diversa alle spalle, ma accomunate dal bisogno.
Bisogno di un aiuto concreto (pannolini, vestiti, omogeneizzati), ma anche di qualcuno che dia loro una speranza, in situazioni in cui la speranza fa fatica a rimanere viva.
Viviana Bombonati da tre anni è la responsabile del Centro, presieduto dal colonnello Mino Biasone.
Con lei una decina di volontarie.
“Il nostro primo dovere – dice – è quello di esserci, di ascoltare. Spesso è difficile, si devono condividere situazioni pesanti, storie di sfratti, di povertà, di maltrattamenti. Però poi, quando riesco a fare qualcosa per queste donne, loro mi abbracciano. E’ commovente. Ti ripaga di tutto”.
L’attività dei Cav è quella di occuparsi delle gestanti che si trovano in una condizione di necessità, economica o psicologica, più spesso entrambe le cose insieme.
Al Cav si presentano donne, da tutta la provincia, che non hanno nessuno che le possa aiutare: molte sono straniere, tante le italiane, alcune hanno un compagno, altre sono sole, nella maggior parte dei casi hanno già altre gravidanze alle spalle, qualche volta uno o più aborti.
Per tutte loro Viviana e le sue collaboratrici hanno una parola di conforto. Non solo, grazie alla rete di contatti che hanno saputo crearsi nel corso degli anni, hanno anche la possibilità di offrire un aiuto concreto, una sistemazione, provvisoria o definitiva, un contributo in termini di beni di prima necessità.
Le risorse, tuttavia, sono davvero poche: “Le uniche entrate in denaro – spiega la responsabile – sono i proventi della vendita delle primule nelle parrocchie, in febbraio. Ma, come è facile intuire, sono soldi che finiscono presto… Pannolini, latte in polvere e omogeneizzati hanno costi molto elevati”.
Quindi, un appello: chiunque volesse contribuire, lo può fare portando, nella sede del Centro, tutto ciò che ha; servono principalmente passeggini e carrozzine (naturalmente usati, ma ancora in buono stato), seggioloni, lettini, coperte, box, sterilizzatori, scaldabiberon.
Per sabato 10 dicembre è stata organizzata una colletta al supermercato Famila: le volontarie del Cav chiederanno ai clienti di acquistare generi di prima necessità da destinare ai bambini piccoli: pastina, omogeneizzati, latte in polvere, pannolini, biberon, ciucci, salviette, creme. Servono anche medicine: antipiretici, sciroppi per la tosse, fermenti lattici, vitamine.
Ma c’è un altro modo per sostenere il Centro di Aiuto alla Vita ed è quello di finanziare il Progetto Gemma.
Si tratta di una forma di adozione prenatale a distanza di madri in difficoltà, tentate di non far nascere il loro bambino.
Con un contributo minimo mensile di 160 euro, si può “adottare” per 18 mesi una mamma e aiutare così il suo piccolo a nascere.
Chiunque può fare queste adozioni: singoli, famiglie, gruppi parrocchiali, di amici o di colleghi, comunità religiose, condomini e classi scolastiche. Dividendo la spesa, l’impegno è più leggero.
Hanno aderito al progetto anche consigli comunali e perfino gruppi di carcerati.
Il Centro provvederà quindi ad inviare periodicamente informazioni sullo stato di salute di mamma e bambino e fotografie dei primi anni di vita.
Sei i “Gemma” erogati dal Centro di Vercelli nel corso del 2016.
Storie di povertà, di dolore, ma anche di solidarietà.
Come il caso della donna che ha rinunciato al proprio “Gemma” per lasciarlo a un’altra mamma, ancora più in difficoltà.
Persone che hanno bisogno dell’aiuto di chiunque sia in grado di darne.
Il Cav è aperto per la distribuzione il martedì e il sabato pomeriggio dalle 15 alle 18 e il giovedì mattina dalle 9 alle 12.
Il mercoledì pomeriggio le volontarie ritirano quanto viene generosamente offerto. Il numero di telefono è 0161.253775, oppure 347.7811634.