Fonte: Redattore Sociale – Articolo di Ambra Notari
Emilia e Concetta lo scorso Natale
BOLOGNA – “Siamo sempre con il cuore in sospeso, di fronte a un futuro un po’ annebbiato. Mascherina, gel, distanziamento: siamo tutti preoccupati, specialmente noi anziani. Nonostante tutto, nel nostro condominio continua a esserci qualcosa di bello. Ora non ci scambiamo più occhiate frettolose sulle scale, ma se ci incrociamo ci sorridiamo e chiacchieriamo, proprio come fossimo una famiglia. Dal non parlarci siamo passati a comunicare con lettere e pensieri scritti, adesso usiamo la voce, il sorriso e gli occhi”. Emilia, la “cacciatrice di sorrisi” di cui vi avevamo parlato lo scorso giugno, è sempre in pista: 85 anni – di cui 50 passati a fianco del marito Giorgio, che di anni ne ha 90 –, vive in un condominio ai piedi del Santuario di San Luca, a fianco dello Stadio Dall’Ara a Bologna. Durante il primo lockdown, spaventata e spaesata, ha cominciato a sentire nuove voci e nuovi passi nell’edificio: erano i giovani che, complice la pandemia, avevano cominciato a lavorare in smartworking. “Pensavo a loro, soli, lontano dai genitori – aveva raccontato – Così ho scritto una barzelletta ai ragazzi del condominio e l’ho appesa alla mia piantina sul tavolino del pianerottolo. Ho pensato che, forse, sarei riuscita a strappare un sorriso a qualcuno”. La prima a scoprire il suo talento è stata Concetta, l’inquilina che condivide il pianerottolo con l’Emilia (con l’articolo, all’emiliana). Concetta ha cominciato a fotografare i pensieri e le lettere – divenuti via via quotidiani – firmate da ‘La cacciatrice di sorrisi’ e a condividerli nella chat con gli altri ragazzi del palazzo. Da allora di sorrisi ne ha strappati parecchi, tanto da far nascere un nuovo spirito di collaborazione e solidarietà tra i condomini che perdura tutt’ora.
“Non sono in formissima – si schermisce Emilia –, ma ho sempre la matita in mano per appuntarmi idee e pensieri”. Come quelli che ha voluto condividere con i “suoi” ragazzi per Natale: “Buon Natale, buon anno e buona befana! – si legge, in bella calligrafia, sulla pergamena appesa su un alberello fuori dalla sua porta –. Con la speranza che il Natale porti un po’ di serenità e l’anno nuovo tanta speranza perché tutto, se non migliori, almeno torni come prima”. È così, con i saluti sulla porta e un caffè – a distanza – ogni tanto che Emilia e Giorgio condividono le loro giornate con i ragazzi del condominio: “Viviamo alla giornata, aspettiamo che il medico ci chiami per il vaccino anti-Covid. Per il resto stiamo a casa e speriamo che vada tutto bene”. Questi mesi di secondo lockdown, per i coniugi bolognesi, hanno anche segnato i 60 anni di matrimonio, festeggiati il 2 ottobre: “Ovviamente non abbiamo fatto niente di che. Un po’ dispiace non aver potuto celebrare l’evento in Comune: al cinquantesimo di matrimonio Palazzo D’Accursio era in restauro e non c’è stata la festa, e per i 60 c’è stato il Covid. Però il sindaco ci ha mandato la pergamena, è stato emozionante”. Poi c’è stato Natale, festeggiato con il marito e il figlio che vive con loro: “Ognuno a casa sua, per il resto. L’abbiamo presa serenamente, nella vita ci vuole anche un po’ di filosofia. Ho fatto l’albero, il presepe e anche i tortellini. L’albero quest’anno era enorme, mio figlio me ne ha voluto regalare uno nuovo”. Alto più di due metri, il nuovo abete è andato a sostituire quello usato per 60 anni di fila, comprato dal padre di Emilia in uno dei primi supermercati della città: “L’ho ricoperto di palline: la nostra festa è stata quella”, sorride.
“Noi ragazzi del condominio ci frequentiamo molto di più rispetto a prima – racconta Concetta –. Un aperitivo – quando possibile –, una passeggiata, un’uscita. Sono anche arrivati dei nuovi ragazzi, una coppia si è sposata pochi mesi fa e ha cambiato casa. Tra alcuni di noi il rapporto è davvero stretto, è come se fossimo amici da sempre. Abbiamo già in programma di organizzare la serata sushi”. In questi mesi di emergenza sanitaria, Concetta ha anche iscritto Emilia a un concorso di poesie e, in autunno, è arrivata la proposta di un contratto per la pubblicazione delle sue opere: “Ho dovuto rinunciare – spiega Emilia –, l’investimento iniziale era troppo oneroso. Ma è stata comunque una bella soddisfazione”.
“Senza pandemia il rapporto non sarebbe sbocciato – conclude Emilia –. Quando sento i miei ragazzi chiacchierare, salutarsi, confidarsi, ridere insieme, sono felice perché penso che, per fortuna, non sono soli. Quando sei triste, tutto è chiuso e la città vuota un sorriso e una chiacchiera distolgono la testa dai cattivi pensieri”.