Negli ultimi anni ci sono stati dieci casi. Per sette volte si è riusciti a mediare con la famiglia, in tre si è arrivati alla rottura. Una giovane lesbica di 19 anni è stata cacciata di casa dai familiari che la rifiutavano in quanto tale, ed è stata ospitata per un po’ in un bed&breakfast; un suo coetaneo gay ucraino è stato allontanato dai propri connazionali e accolto in una comunità di Roma, unica struttura in Italia per queste situazioni. Per una transessuale di 33 anni non c’era posto neanche lì, troppo “anziana”: per lei si è aperta la strada della precarietà e della prostituzione.
A trattare questi casi è stata l’associazione di volontariato Rain Arcigay Caserta onlus, nata nel 2014 su iniziativa di un gruppo di giovani e giovanissimi. Che nel frattempo hanno però cercato un’alternativa stabile e oggi stanno per raggiungere un importante traguardo. A Castel Volturno sarà presto attivo il primo Centro LGBT del Mediterraneo. E nascerà in una villa di circa 300 mq confiscata alla criminalità organizzata, dove sarà attiva una grande cucina abitabile, saranno attrezzate aree di co-working, vari spazi polifunzionali comuni, ma soprattutto saranno usate alcune camere per l’accoglienza temporanea di persone LGBT+ in difficoltà perché espulse dai contesti familiari e non ancora autonome.
L’obiettivo è rispondere a un fenomeno frequente quanto spesso sommerso, ossia la discriminazione e l’abbandono forzato della casa familiare in seguito al coming out o outing di persone omosessuali. Ma rivolgendosi alle necessità di tutto il Meridione e a persone non solo italiane. Se i dati di partenza si riferivano infatti al solo territorio casertano, il confronto con gli stranieri che frequentano la Cgil Caserta – dove l’associazione ha la sede – ha convinto i soci ad allargare il progetto a chiunque giunga nel nostro paese per fuggire alle persecuzioni legate al proprio orientamento e identità sessuale.
A rappresentare l’associazione Rain è Bernardo Diana, 24enne studente di giurisprudenza originario di Casal di Principe. L’ha fondata insieme al compagno Enzo quando nel territorio di omosessualità si parlava sottovoce, come di un segreto inconfessabile. Da allora sono passati due “Pride” di grande successo e svariate iniziative culturali che hanno coinvolto l’intera provincia di Caserta e hanno generato un’attenzione crescente. “Oggi vengono a studiarci anche da Bologna per capire come facciamo ad avere tanti soci sotto i 18 anni”, osserva divertito.
Castel Volturno – località dagli antichi splendori e oggi tristemente nota per la opprimente presenza della camorra – sta vivendo grandi cambiamenti proprio a partire da una delle questioni più fumose per la politica locale. Anche su iniziativa del Centro di servizio per il volontariato “Assovoce”, si era costituito nel 2016 un Tavolo provinciale di concertazione per l’uso sociale dei beni confiscati. E subito dopo l’amministrazione comunale ha deciso, caso rarissimo, di assegnarli con un bando a evidenza pubblica.
Con il nuovo corso promosso dal neo sindaco Dimitri Russo, è stata creata in pochi mesi una short list degli aventi diritto all’affidamento di beni confiscati facenti parte del patrimonio indisponibile del comune. E tra le tante domande inviate c’era anche quella di Rain, che in base alla validità dell’idea è diventata così assegnataria di un contratto ventennale per la gestione della struttura, situata all’interno del Parco Faber (altri tre beni sono stati affidati ad altrettante organizzazioni del terzo settore).
Il progetto è in fase di avvio ma c’è ancora tanto da fare: per questo l’associazione ha lanciato sul proprio sito una campagna di crowdfunding che permetterà a tutti di contribuire alla sua realizzazione.
di Diana Errico
Una versione di questo articolo è stata pubblicata nell’inserto “Buone Notizie” del Corriere della sera del 28 agosto 2018.