Dopo il Primo Open Day del 23 febbraio scorso, che ha riscosso un grande successo con la raccolta di camicie e abiti in cotone, il Laboratorio BREIN si prepara per il secondo evento di raccolta. Durante il primo appuntamento sono stati raccolti moltissimi capi d’abbigliamento, per questo Diapsi desidera ringraziare l’intera cittadinanza che si è mobilitata e stretta intorno all’Associazione; dal 23 febbraio ad oggi il lavoro è proseguito, dividendo e catalogando il materiale arrivato e gettando le basi per l’inserimento dei futuri tirocinanti all’interno del Laboratorio: sono state infatti selezionate le persone che presto entreranno nel vivo del lavoro sugli abiti.
Il prossimo appuntamento dunque è per sabato 6 aprile dalle 10.00 alle 19.00 nel Loggiato di San Pietro Martire a Vercelli (ingresso da Via Dante Alighieri 91, o dal lato dell’ex “parcheggione”) i volontari di Diapsi e delle altre Associazioni coinvolte, raccoglieranno i jeans e le felpe usati che le persone vorranno donare.
La giornata sarà inoltre ricca di sorprese: alle 17,30 ci sarà un momento di festa e condivisione con gli allievi del corso di hip hop della scuola DanzArte.
Alle 18.00 ci sarà la conferenza stampa di presentazione ufficiale della nuova linea di prodotti ideati dal Laboratorio BREIN in occasione dei festeggiamenti per gli 800 anni del Sant’Andrea(foto di Andrea Cherchi), alla quale prenderanno parte il Sindaco Maura Forte, l’Assessore Daniela Mortara e i rappresentanti dei Musei cittadini, che stanno ospitando presso i loro book shop i nuovi modelli.
A questo secondo Open day ne seguirà un terzo durante il quale verranno raccolti articoli di vestiario differenti; una volta rielaborati sarà difficile riconoscerli, non è detto che da un vecchio paio di jeans non possa nascere un abito da sera, o, magari, qualcosa di ancor più sorprendente… Chissà!
Informazioni sui Progetti di inserimento lavorativo
Dopo l’esperienza di “Verso il lavoro” (che prosegue anch’esso), DIAPSI ha elaborato un nuovo e più articolato progetto, “Scuci e RIcuci”: si tratta di percorsi di inserimento lavorativo per persone che si trovano in grave difficoltà, non solo quindi persone che soffrono di un disagio psichico (il target di DIAPSI), ma anche persone che si trovano in una condizione di emergenza abitativa e migranti, ecco perché la collaborazione con le altre Associazioni del territorio.
“Scuci e RIcuci” ha ottenuto il finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali attraverso un Bando della Regione Piemonte e vede la collaborazione del Comune di Vercelli, del Centro Territoriale per il Volontariato, dell’Associazione Centro Accoglienza Notturna Santa Teresa, dell’Associazione Sant’Eusebio, dell’Associazione Dr. Francesco Picco, di Formater e di DanzArte.“Scuci e RIcuci”, che ha un valore totale pari a 51.400 €, dei quali oltre 41.000 € erogati dal Ministero, è stato tra i 23 progetti selezionati e finanziati nell’intera Regione, un risultato che ci rende molto orgogliosi.
Con “Scusi e RIcuci” il Laboratorio di sartoria BREIN si sperimenterà con qualcosa di nuovo: vestiti, non più quindi solo borse e accessori, ma vecchi abiti che verranno trasformati in capid’abbigliamento nuovi e alla moda, per questo, Diapsi chiede l’aiuto di tutti i cittadini con gli Open day di raccolta, durante i quali costruire un momento di relazione e dialogo con tutte le persone che interverranno: Istituzioni, Media, utenti e abitanti della città di Vercelli e non solo.
Da dove nasce l’idea di “Scuci e RIcuci”?
“Scuci e RIcuci” nasce da una locuzione utilizzata nel campo dell’edilizia: “cuci e scuci” con la qualesi indica il ripristino di una parte muraria attraverso la rimozione degli elementi deboli o danneggiati e la loro sostituzione con elementi nuovi e più idonei, senza però spezzare la funzione statica dellastruttura originaria della muratura. Allo stesso modo intende operare DIAPSI con il progetto “Scucie RIcuci” che ha una doppia valenza: dare una nuova vita a degli abiti che sembrano aver perso la propria funzione e aiutare le persone coinvolte a “rimuovere” le proprie parti “danneggiate”,sostituendole con nuove competenze e soprattutto con un nuovo modo di approcciarsi al lavoro e, di conseguenza, alla vita.