Scegliere, provocare, connettersi. È attorno questi tre verbi che si articolerà la discussione nella conferenza 2018 di CSVnet, prevista dall’11 al 14 ottobre a Matera. E partendo da quei verbi, come recita il sottotitolo, si cercherà di individuare “le sfide del volontariato nella società dello scontento”.
Il tradizionale appuntamento dell’associazione dei centri di servizio per il volontariato – al quale è prevista la partecipazione di oltre 300 delegati da tutta Italia – si presenta quest’anno con due novità: un giorno di durata in più (giovedì 11 sarà dedicato a due conferenze su temi “caldi” per tutto il terzo settore, come il bilancio sociale e l’economia collaborativa) e una impostazione del programma che, pur comprendendo come sempre alcuni aspetti tecnici di rilievo per la gestione dei centri di servizio, si orienta decisamente su temi sociali specifici. Oltre la giornata di apertura, tutta in plenaria, i cinque gruppi di lavoro che impegneranno i presenti per tutto il sabato 13 ottobre avranno infatti i seguenti titoli: Volontariato e immigrazione, Volontariato e giovani, Volontariato e economia, Volontariato e beni comuni, culturali e paesaggistici, Volontariato e povertà.
Cinque temi scelti, tra i molti possibili, per la loro oggettiva attualità, ma soprattutto in funzione di alcune attività che la stessa CSVnet o molti CSV soci stanno portando avanti negli ultimi mesi. La descrizione e i risultati di queste azioni saranno oggetto del dibattito nei gruppi, il cui scopo principale resta quello di raccogliere sollecitazioni e proposte da trasmettere a CSVnet e a tutta la rete dei Centri perché vengano tradotte in azioni concrete e contribuiscano alla crescita della qualità dei servizi offerti. Non va infatti dimenticato che la conferenza – come del resto la precedente – si svolge in piena fase di applicazione della riforma del terzo settore, che per i CSV prevede una funzione molto più ampia che in precedenza, dovendo garantire la promozione del volontariato in tutti gli enti del terzo settore.
Il programma completo della conferenza verrà diffuso a settembre. Intanto è il presidente di CSV Stefano Tabò a spiegare con un intervento (qui la versione integrale) il significato del titolo e gli obiettivi dell’incontro.
SCEGLIERE
“Divenire o continuare ad essere volontario è (e deve essere) una scelta” libera, spiega Tabò nella parte dedicata al primo dei tre verbi. Non si sceglie però, prosegue, “solo di fare il volontario ma, inevitabilmente, si orienta la propria attività di volontariato. Scegliere presuppone la volontà e la capacità di distinguere arrivando a determinare. Nello svolgere attività di volontariato, scelgo di mettere a disposizione gratuitamente il mio tempo e le mie capacità (rinunciando ad altre possibilità) e contemporaneamente finalizzo il mio impegno in favore della comunità e del bene comune, per promuovere risposte al bisogno che ho individuato, preferendolo tra gli altri. Inizialmente, è possibile che mi muova d’impulso; nel tempo, consolido la consapevolezza della scelta; sempre mi sento direttamente interpellato”.
“La disponibilità ad esprimere solidarietà da parte dei volontari, – conclude, – risulta particolarmente attratta dalle situazioni di maggiore emergenza, di palese ingiustizia, di marcata esclusione, di più intenso contrasto con il senso di bene comune”.
PROVOCARE
Da qui il passaggio al “provocare”. Tabò richiama le parole di Luciano Tavazza “non possiamo essere i barellieri della storia”, per ricordare come “l’atto di portare la barella – non solo metaforicamente – non esaurisce il valore del volontariato; non riesce cioè a riassumere e rappresentare la finalità del volontariato se, oltre la stretta contingenza, si accetta di osservarlo nella pienezza delle intenzioni”. “Il volontariato, – prosegue, – ‘provoca’ due volte: quando interviene sul problema reso manifesto e quando si muove per rimuovere le cause che lo hanno procurato. In entrambi i casi, non si ferma ad una denuncia”. E afferma: “Non manca chi auspicherebbe un volontariato meno impiccione e più concentrato sul fronte della riparazione dei danni. Ma il ruolo politico del volontariato è connaturato alla sua storia e alla sua natura. Per tale ragione può risultare scomodo e provocante”.
CONNETTERSI
Riguardo il “connettersi”, il presidente di CSVnet invita a “cogliere la pluralità delle congiunzioni che l’esperienza del volontariato porta con sé, abbattendo il diaframma della separatezza e il dramma della solitudine, coniugando la dimensione locale con quella globale, radicandosi nel tempo presente senza rinunciare alla sostenibilità futura”. Il volontariato crea connessioni dentro le associazioni, tra generazioni e sensibilità differenze, ma soprattutto ne crea con i soggetti al centro del “problema” che di volta in volta affronta: “Mi connetto con chi intendo aiutare, – argomenta Tabò, – con il massimo rispetto per l’identità e la storia che lo caratterizza. Non creo, per quanto possibile, dipendenza ma mi adopero per consentire e supportare autonomia ed affrancamento. È un legame di liberazione”.