Da Redattore sociale
15 aprile 2019
ROMA – Basteranno 24 miliardi di euro per sconfiggere la povertà assoluta in Italia o almeno per invertire le tendenze che vedono sempre più persone finire tra le fila degli indigenti? Sono queste le risorse di cui dispone complessivamente lo Stato da quest’anno fino al 2021 per affrontare il più alto numero di persone in povertà assoluta mai registrato dall’Istat dal 2005: nel 2017 sono un milione e 778 mila famiglie, ovvero poco più di 5 milioni di persone. A tirare le somme è Franco Pesaresi in un post rilanciato in questi giorni da Welforum.it. Pesaresi mette in fila tutte le risorse disponibili per il contrasto alla povertà, a partire da quelle stanziate con la Legge di bilancio 2019 alle risorse per il potenziamento dei Centri per l’Impiego, dai fondi europei a quello per la povertà educativa.
Cifre record. Mai prima d’ora, neppure con il governo Renzi (che pure aveva dato un primo segnale in questo senso), un governo aveva stanziato così tanto per combattere la povertà assoluta. È stato detto più volte, ma osservare da vicino il cumulo di risorse disponibili per finanziare le politiche di contrasto alla povertà fa un certo effetto. Tra il 2019 e il 2021, tra Reddito e Pensioni di cittadinanza, ci saranno circa 22 miliardi di euro. Un dato complessivo che, nel dettaglio, vede un incremento dai 6,3 miliardi del 2019 agli 8 del 2021. Anno in cui il Reddito di inclusione, invece, sarà già uscito completamente di scena: stando alle cifre residue indicate da Pesaresi, al Rei restano 274 milioni per il 2019 e altri 8 per il 2020. A quel punto, tutti i potenziali beneficiari saranno confluiti in una delle nuove misure, qualora permangano i requisiti d’accesso.
Dai Cpi al fondo povertà educativa. Gli interventi che riguardano il potenziamento del sistema dell’impiego, invece, vedrà un lento decremento di risorse: si parte infatti dai 638,2 milioni di euro del 2019 quasi tutti impiegati nel potenziamento dei Cpi, ai 534 milioni del 2020 (anno in cui si investirà maggiormente sui navigator), per finire ai 405 milioni del 2021, risorse che finanzieranno principalmente le assunzioni all’interno dei Centri per l’impiego. A questo inedito panorama di risorse pubbliche contro la povertà, inoltre, vanno ad aggiungersi risorse che in questi anni hanno già supportato diverse iniziative. Si va dal Pon inclusione che avrà ancora altri 162 milioni l’anno per il 2019 e il 2020, all’immortale Carta acquisti, con i suoi 168 milioni di euro l’anno fino al 2020. Il Fead, fondo utilizzato per la distribuzione alimentare, invece, avrà ancora 117 milioni per il 2019 e 119 per il 2020. Infine, il Fondo povertà educativa dimezzato nel 2019 rispetto al 2018. Lo scorso anno, infatti, il fondo poteva contare su 100 milioni di euro. Per il 2019 e il 2020, il fondo ha a disposizione soltanto 55 milioni l’anno.
Il problema dell’efficacia delle misure. Come spiega bene Pesaresi, le risorse da sole non bastano a invertire i trend della povertà assoluta. “Adesso la sfida è nel dare efficacia a questo intervento per fare uscire quote significative di popolazione dalla condizione di povertà – scrive Pesaresi -. Vale la pena di ricordare che l’Italia ha una delle spese meno efficaci in Europa proprio nel settore della povertà”. Due, secondo Pesaresi, gli aspetti su cui intervenire: il primo riguarda “un quadro normativo sul Reddito di cittadinanza contraddittorio e velleitario che confonde gli interventi di contrasto della povertà con quelli di politica attiva del lavoro”; il secondo, “l’assenza di una riflessione sulla necessità di un coordinamento e di una revisione di tutti gli altri interventi statali di contrasto alla povertà che sono pur sempre significativi dato che la loro spesa complessiva si aggira sui 20 miliardi di euro. Un intervento “pesante” come quello del Reddito di cittadinanza rende necessaria una revisione ed una riorganizzazione di tutti gli altri interventi statali di contrasto della povertà per evitare iniquità ed una distribuzione delle risorse squilibrata ed inefficace”.