Da Redattore Sociale
11 dicembre 2019
ROMA – Progressiva stabilità per quasi 7 imprese sociali su 10 e un incremento del 17% negli ultimi 3 anni. Inoltre, il 67,5% delle imprese prevede stabilità e il 23% ha un sentiment occupazionale in crescita per il 2020. E’ la fotografia scattata dal XIII Rapporto dell’Osservatorio Isnet sull’impresa sociale in Italia, presentato oggi alla Camera, che dedica un focus alle partnership tra aziende ed imprese sociali. Lo studio sottolinea che le organizzazioni di inserimento lavorativo che hanno realizzato partnership aziendali, presentano valori di andamento economico e propensione all’innovazione superiori alla media: il 54,5% ha indici di innovazione medio alti, +14,5% rispetto al campione generale; l’84,6% delle imprese ha previsioni di stabilità e crescita economica contro il 76% del campione generale. Oltre alle cooperative di tipo B che hanno avviato relazioni con le aziende, tra le imprese del panel (400 organizzazioni) per il 2020 con i migliori indicatori risultano le cooperative sociali di tipo A di medio-grandi dimensioni.
Rispetto al focus, lo studio rileva che le cooperative di tipo B e A+B che utilizzano convenzioni (ex
“Sono dati che confermano l’impatto positivo delle partnership aziendali non solo da un punto di vista economico e occupazionale ma anche per la ricaduta sociale delle collaborazioni. Nonostante questi positivi risvolti sono ancora poche le imprese sociali e le aziende che utilizzano le convenzioni ex art 14. – si legge nel rapporto – Tra le motivazioni, il 52,8 % di cooperative sociali di tipo A+B e B che ha relazioni con le aziende senza l’utilizzo di convenzioni, lamenta la mancanza di relazioni sufficienti con aziende che potrebbero essere interessate, l’8,3% soffre la mancanza di una forza vendita commerciale dedicata, il 22,2% dichiara una scarsa conoscenza”. Sono dati quindi che suggeriscono l’esistenza di “ampi spazi di miglioramento nell’utilizzo dello strumento legislativo”. La creazione di luoghi di conoscenza e ambiti di lavoro comuni tra le differenti tipologie di imprese, è uno degli obiettivi che emergono dall’indagine.
“E’ un effetto certificato dalle analisi di impatto sociale realizzate negli ultimi 6 mesi, un approfondimento tematico che l’Osservatorio ha sviluppato” ha affermato Laura Bongiovanni, presidente di Associazione Isnet e Responsabile dell’Osservatorio – “Si sono verificati percorsi di apprendimento interorganizzativo
“Le cooperative sociali – ha sottolineato Alessandro Messina, direttore generale di Banca Etica – confermano di essere imprese efficaci ed efficienti nell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate e nella capacità di resistere e crescere anche nei periodi di stagnazione o recessione economica. Banca Etica ha sempre dedicato grande attenzione al finanziamento delle cooperative sociali, cui è destinato circa il 30% dei crediti accordati. Per migliorare ancora la qualità della collaborazione stiamo studiando modelli innovativi di valutazione dell’impatto socio-ambientale che si trasformano in un asset strategico per le stesse cooperative finanziate”.
A chiusura lavori il sottosegretario al Lavoro Steni Di Piazza ha commentato: “E’ positivo ascoltare che le imprese sociali segnano un incremento di occupazione, soprattutto in un momento particolarmente delicato e non solo per il nostro Paese: basti pensare che nel mondo le prime 8 persone più ricche del mondo hanno un reddito pari a quello 3,5 miliardi di persone. L’impresa sociale sta dando un segnale importante nella redistribuzione del reddito e nell’inclusione delle persone svantaggiate. E’ ora compito del legislatore pensare a nuove figure d’impresa, che si possano porre tra Stato e mercato: una sorta di “nuova colonna” di imprese che facciano profitto per la comunità e in restituzione ai cittadini. Una nuova figure giuridica in costruzione che mi piace chiamare “impresa di comunità”.