Da ItaliaOggi
7 maggio 2019
È ancora disponibile buona parte dei 223 milioni stanziati per il bando alle imprese sociali. Le imprese, per potere accedere, devono essere costituite in forma di società, cooperative sociali e relativi consorzi oppure come società cooperative aventi qualifica di onlus. Il decreto direttoriale del 9 aprile 2019, che detta le regole per la fruizione dell’agevolazione, riporta in primo piano il bando che nasce da un’iniziativa congiunta fra il ministero dello sviluppo economico, il ministero del lavoro e delle politiche sociali e la cassa depositi e prestiti.
LE AGEVOLAZIONI SONO CONCESSE nella forma del finanziamento agevolato, a cui deve essere associato un finanziamento bancario per una copertura delle spese ammissibili pari all’80%, all’80%, costituito costituito per il 70% da finanziamento agevolato e dal restante 30% da finanziamento bancario. Il finanziamento è stato sviluppato sulla constatazione della crescente importanza assunta dai temi dell’economia sociale e del «terzo settore» e dalle attività svolte da tutte quelle entità di natura privata orientate a finalità sociali e non al profitto, che concorrono in modo significativo alla «produzione di beni e servizi» per il paese. Promuove la diffusione e il rafforzamento dell’economia sociale, sostenendo la nascita e la crescita delle imprese che operano in tutto il territorio nazionale.
PER POTER ACCEDERE AI FONDI , le imprese devono cercare il perseguimento di meritevoli interessi generali e finalità di utilità sociale. Sia il finanziamento bancario che quello agevolato devono essere regolati in modo unitario da un unico contratto di finanziamento. I programmi d’investimento di importo non superiore a 3 milioni di euro, che rientrino nel campo di applicazione del Regime «deminimis» (Reg.(UE) n. 1407/2013), in aggiunta al finanziamento agevolato possono ottenere un contributo in conto capitale, per una percentuale pari al 5% delle spese ammissibili. Questo, però, nei limiti del massimale di aiuto di 200 mila euro di contributi globali ottenuti come deminimis. I progetti devono prevedere spese ammissibili, al netto di Iva, comprese tra i 200 mila e i 10 milioni di euro.
I PROGETTI PRESENTATI devono essere finalizzati ad uno dei seguenti obiettivi: a) incremento occupazionale di categorie svantaggiate; b) inclusione sociale di soggetti vulnerabili; c) raggiungimento di specifici obiettivi volti alla salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente, del territorio e dei beni storico-culturali; d) conseguimento di ogni altro beneficio derivante da una attività di rilevante interesse pubblico o di utilità sociale che soddisfi uno specifico fabbisogno di una comunità o territorio.
IL PROGRAMMA DEVE ESSERE AVVIATO successivamente alla data di presentazione della domanda, ma entro tre mesi dalla sottoscrizione del contratto di finanziamento, pena la revoca del contributo concesso. Il progetto deve avere una durata massima di 36 mesi.
LE SPESE AMMISSIBILI devono riguardare suolo aziendale e sue sistemazioni, i fabbricati, opere edili/murarie, comprese le opere di ristrutturazione. Sono ammissibili anche i macchinari, impianti e attrezzature varie nuovi di fabbrica, i programmi informatici commisurati alle esigenze produttive e gestionali dell’impresa, i brevetti ,le licenze e i marchi. Rientra anche le spese della formazione specialistica dei soci e dei dipendenti dell’impresa benefi ciaria, funzionali alla realizzazione del progetto. Sono ammesse le consulenze specialistiche, quali studi di fattibilità economico-finanziaria, progettazione e direzione lavori, studi di valutazione di impatto ambientale.
Sono ulteriormente ammissibili gli oneri per le concessioni edilizie e collaudi di legge, le spese per l’ottenimento di certificazioni ambientali o di qualità, le spese generali inerenti allo svolgimento dell’attività d’impresa.
La procedura valutativa è a «sportello», pertanto le imprese saranno valutate a seconda della data di presentazione delle domande.